Pubblicato su L’Indipendente il 10/4/2023
Un Paese apparentemente insospettabile sta registrando tassi di criminalità record per gli standard europei, dovuti alla presenza massiccia delle organizzazioni criminali in guerra tra loro, le quali generano vari reati tra cui anche omicidi e attentati dinamitardi: si tratta della insospettabile Svezia. Il Paese scandinavo sta affrontando una crisi sociale e criminale pronunciata che si è acuita nel corso degli anni. Una dinamica che la sta portando lontano dalla realtà di nazione di avanzata civiltà, benessere, stato sociale e integrazione che ancora le viene riconosciuta nell’immaginario comune. Negli ultimi tempi, però, la polvere è divenuta troppa e non più nascondibile sotto al tappeto e le autorità hanno iniziato a lanciare vari allarmi. Il Primo Ministro svedese paventa l’idea che l’approccio possa presto cambiare in maniera chiara e evidente. In Svezia, da molti anni, le armi scorrono a fiumi e oggigiorno molte arrivano dall’Ucraina e dagli enormi stock di aiuti militari spediti dalla NATO.
Il disincanto della realtà: Svezia violenta
Traffici illeciti, sparatorie, sequestri, omicidi e attentati sono gli elementi che costituiscono il clima caldo del freddo Paese scandinavo, il quale ogni anno peggiora i propri record negativi. Il 2020-2021 aveva segnato un biennio veramente negativo per la Svezia: 349 sparatorie, 111 feriti, 44 morti, il conto del primo anno; 335 sparatorie, 112 feriti e 46 morti, in dati del secondo. Eppure, l’anno appena trascorso, il 2022, segna un anno ancor peggior rispetto al biennio sopramenzionato facendo registrare un picco di 60 omicidi; poco più di un decennio fa, nel 2012, la Svezia registrava 17 casi di omicidio. Lo scorso anno, i vicini scandinavi hanno registrato numeri di omicidi decisamente inferiori: Norvegia e Danimarca quattro mentre la Finlandia due.
Secondo un rapporto pubblicato dal Consiglio nazionale svedese per la prevenzione del crimine (BRA), il tasso di sparatorie mortali in Svezia si colloca ad un livello “molto alto” rispetto ad altri paesi europei, con circa quattro morti per milione di abitanti all’anno, mentre in Europa si registrano circa 1,6 morti per milione di abitanti ogni anno. La maggior parte dei morti sono giovani immigrati – o figli di immigrati – con età compresa tra i 15 e i 29 anni. Solamente il 18% dei casi di omicidio viene risolto, lasciando impunita la maggior parte degli assassini. Diverse delle persone rimaste uccise in assalti armati sono risultate essere estranee ad ambienti criminali e malavitosi, uccise per scambi di persone o perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La giornalista Alexandra Pascalidou, che ha intervistato decine di parenti delle vittime della violenza degli ultimi anni, parla di “violenza strutturale” e di “razzismo strutturale”. Difficile da credere per molti che hanno sempre avuto un’idea (volutamente) tipizzata della società svedese. “Direi che è il razzismo strutturale, che è il problema principale qui in Svezia, e con questo arriva la segregazione, e con questo arrivano le differenze economiche, e con questo arriva la povertà, e con questo arriva questo tipo di eventi, sparatorie, bande e criminalità [..] Ma è la violenza del silenzio”, ha detto la madre di una giovane vittima innocente durante un colloquio con la giornalista.
Solo nelle prime tre settimane di gennaio, 20 casi di reati violenti gravi sono stati commessi nella sola area di Stoccolma. Alcune aree e quartieri di Stoccolma registrano, da sole, tassi di violenza maggiori degli altri paesi scandinavi. “Con la recente tendenza di sparatorie ed esplosioni, vediamo la necessità di inviare ulteriori rinforzi a Stoccolma per prevenire ulteriori omicidi nei conflitti in corso e per aumentare la sorveglianza nella maggior parte dei luoghi. Gli agenti saranno sul posto nei prossimi giorni”, aveva allora annunciato il portavoce della polizia Johan Olsson. Sempre nel medesimo periodo, durante un’intervista per SVT Morgonstudion, Ulf Kristersson, Primo Ministro svedese, sostenendo che la situazione è “incontrollabile”, ha paragonato i membri delle organizzazioni criminali a “terroristi interni”. Kristersson ha anche affermato: “Penso che siamo arrivati così lontano in questa agitazione che dobbiamo fare cose che non abbiamo mai fatto prima [..] Questo crimine non finirà da solo. Queste persone devono essere rinchiuse, coloro che non sono cittadini svedesi devono essere espulsi dal paese”. Nel frattempo, la polizia svedese ha ricevuto 37 miliardi di corone svedesi (3,6 miliardi di dollari) di finanziamenti nel 2023, quasi il doppio dal 2015.
Traffico di armi fuori controllo
Ardavan Khoshnood, criminologo e politologo che studia il fenomeno criminale svedese presso l’Università di Lund, ha detto che in Svezia il contrabbando di armi è fuori controllo. Secondo Khoshnood, centinaia di vari tipi di armi, tra cui pistole automatiche, armi semiautomatiche, granate e anche esplosivi, vengono contrabbandati nel paese ogni giorno, da vari paesi, principalmente dall’Europa orientale, a causa della forte domanda da parte di molte bande e organizzazioni criminali svedesi. La stima sul traffico di armi prodotta dall’Ufficio doganale svedese parla di una media di tre armi che ogni giorno entrano illegalmente in Svezia, spesso trasportati lungo il ponte di Öresund – tratta stradale e ferroviaria di 15,9 km che collega le città di Copenaghen (Danimarca) e Malmö (Svezia). Al programma P1 Dokumentär della radio svedese Sveriges, un contrabbandiere di armi dice: «Non è difficile portare armi in Svezia. Se sei un cittadino svedese nessuno ti controlla».
Un rapporto del 2021 della Global Initiative Against Transnational Organized Crime, mostra che il maggior flusso di armi arriva dalla zona balcanica e che le pistole e le bombe a mano dell’era jugoslava hanno alimentato e continuano ad alimentare la violenza delle bande del Paese scandinavo, in parte come eredità della Juggemaffian (mafia jugoslava) che ha dominato la malavita criminale di Stoccolma fino agli anni Novanta.
Non più solo armi balcaniche: il contrabbando dall’Ucraina
Secondo quanto riportato da Sveriges, nella seconda città più grande della Svezia, Göteborg, ai contrabbandieri di armi è stato chiesto di acquisire i più sofisticati armamenti adesso presenti in Ucraina a seguito dei rifornimenti NATO. Jesper Liedholm, esperto di contrabbando di armi presso il servizio doganale svedese, ha espresso il timore che i criminali possano avere accesso ad armi più potenti da contrabbandare in Svezia e che qualsiasi tipo di arma fornita all’Ucraina come aiuto occidentale possa tornare indietro, anche in Svezia. Secondo il giornalista Mathias Stahle il vero e importante flusso di armi dall’Ucraina non sta avvenendo adesso ma lo vedremo quando la guerra sarà finita. Il traffico di armi provenienti dall’Ucraina non riguarda solo la Svezia ma è condiviso con gli stessi paesi scandinavi: lo scorso ottobre, l’Ufficio nazionale finlandese di indagine ha dichiarato che le armi inviate in Ucraina potrebbero aver trovato la strada per arrivare ai criminali in Finlandia.
La Svezia si appresta dunque ad entrare nella NATO nel suo momento di stabilità sociale peggiore, con una feroce violenza che pervade le strade e un corposo flusso di armi che la alimenta proveniente dalla vecchia rotta balcanica e da quella nuova ucraina.