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In tutta Europa monta la protesta degli agricoltori

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  • Categoria dell'articolo:Sociologia
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Le proteste degli agricoltori stanno orami dilagando in diversi Paesi dell’Unione Europea. Per mesi gli agricoltori polacchi hanno protestato e bloccato il confine con l’Ucraina per impedire l’ingresso di cereali e grano a basso costo che stavano danneggiando i produttori agricoli polacchi. In Olanda la protesta degli agricoltori ha mobilitato migliaia di persone da tutto il Paese, con blocchi stradali, fin dal 2019, e da allora non si è mai veramente interrotta. Poi è iniziata la protesta degli agricoltori tedeschi dovuta agli aumenti del costo del carburante e contro le “politiche green” di Germania e Unione Europea che minacciano di aggravare la situazione di un settore già in difficoltà, soprattutto se a pagare i costi di tali politiche sono solo i più poveri. Il malcontento si manifesta adesso anche in Francia, Italia e Romania, con gli agricoltori che hanno iniziato a mobilitarsi. Dall’aumento dei costi del carburante alla rabbia per le normative ecologiche, fino a quella che gli agricoltori definiscono concorrenza sleale da parte delle importazioni ucraine, l’elenco delle lamentele è lungo.

Da novembre, sia gli agricoltori che i camionisti polacchi hanno bloccato i valichi di frontiera con l’Ucraina formando file chilometriche di mezzi in entrata fermi al confine. La protesta era contro la decisione dell’Unione Europea di permettere il libero transito di merci agricole dall’Ucraina all’Unione che metteva in crisi i produttori locali. Gli agricoltori polacchi hanno sospeso il blocco soltanto il 6 gennaio scorso dopo che è stato trovato un accordo con il nuovo governo del Primo Ministro Donald Tusk.

In Romania sta avvenendo la stessa cosa, con gli agricoltori che protestano contro la concorrenza sleale generata dalla decisione dell’Unione Europea di togliere i dazi doganali e far entrare liberamente il grano e i cereali dall’Ucraina.

In Olanda le proteste degli agricoltori sono iniziate già nel 2019 e non sono mai veramente terminate, talvolta evanescenti ma pronte a riacuirsi immediatamente, in quella che è stata chiamata “la guerra dell’azoto”. Gli agricoltori olandesi protestano contro le decisioni governative in materia di “politiche green” decise in sede europea che metterebbero fuori gioco migliaia di lavoratori del settore agricolo olandese. Infatti, secondo i nuovi limiti in ambito agricolo, i livelli di azoto prodotti dall’agricoltura sono stati inseriti in cima alla lista dell’agenda politica olandese con l’obiettivo di un drastico abbattimento che però determinerebbe un aumento enorme dei costi per gli agricoltori, la chiusura di centinaia di piccole aziende e il licenziamento di migliaia di lavoratori.

In Germania gli agricoltori hanno invaso in massa le strade e le autostrade del Paese bloccando completamente il traffico. La protesta era scoppiata a seguito della decisione del governo tedesco di eliminare il sussidio sull’acquisto di carburante agricolo e l’eliminazione dello sconto sui nuovi veicoli agricoli. Il Ministro delle Finanze, Christian Lindner, è salito sul palco di fronte a migliaia di agricoltori che protestavano e ha detto loro che, sebbene la rottamazione dei sussidi sarà spalmata su più anni, non ci saranno altri sussidi in futuro. Oggi inizia anche lo sciopero dei ferrovieri della durata di sei giorni, il quale sarà quindi il più lungo della storia tedesca. Il capo economista di Commerzbank, Joerg Kraemer, ha detto che lo sciopero potrebbe costare al settore dei trasporti 30 milioni di euro al giorno, ma molti più danni sarebbero fatti se le fabbriche dovessero interrompere la produzione a causa di problemi di approvvigionamento. La Germania è in forte crisi per effetto combinato delle conseguenze della guerra russo-ucraina e le sanzioni alla Russia, con l’aumento spropositato del costo energetico, e lo scandalo dei fondi speciali giudicati incostituzionali dalla Corte tedesca, i quali avevano permesso alla Germania di affrontare le crisi passate a suon di pacchetti ultramiliardari.

E dopo la Germania è il turno della Francia. Arnaud Rousseau, presidente del più grande sindacato agricolo francese, FNSEA, ha annunciato ieri l’inizio della protesta con l’avvio di azioni da parte degli agricoltori in tutta la Francia. “Posso dirvi che da oggi e per tutta la settimana e fino a quando sarà necessario, verrà effettuato un certo numero di azioni”, ha detto Rousseau. “La rabbia che si sta esprimendo non è nuova (…) e ciò che sta accadendo oggi è il traboccamento di misure francesi ma anche europee”, ha detto il presidente della FNSEA, sostenendo che “ciò che gli agricoltori vogliono è restituire una forma di dignità alla loro professione, parlare dei temi del reddito e della competitività (…) Questo è il punto centrale dell’esercizio quotidiano della professione”. Sono già varie le strade e le autostrade bloccate dai mezzi agricoli e lavoratori del settore agricolo.

Pure in Italia gli agricoltori scendono in strada a bordo dei loro trattori, protestando contro le mancate risposte del governo sull’aumento dei costi di produzione – tra cui quello del gasolio – e contro le politiche europee su cibi sintetici, farine di insetti e altre iniziative definite come “green”. La mobilitazione nazionale è stata proclamata dai Comitati Riuniti Agricoli (CRA), ed è rivolta contro contro le politiche dell’Unione Europea e le scelte del governo italiano così come contro le grandi confederazioni agricole (che non hanno aderito alla manifestazione). Il Presidente dei CRA, Danilo Calvani, ha detto che “siamo al disastro”, e ha spiegato«Tasse, accordi internazionali anche bilaterali con Paesi che permettono di portare qui in Italia merci a prezzi stracciati, ci stanno uccidendo e non abbiamo più rappresentanze sindacali».

Gli agricoltori calabresi hanno sfilato in protesta con i trattori lungo le strade provinciali creando disagio al traffico quotidiano, mentre Bologna, ieri mattina, è stata invasa da decine di trattori che hanno congestionato il traffico cittadino. Mobilitazioni già in atto in diverse regioni e città italiane come Roma, Napoli, Firenze, Torino, Milano, Frosinone, Latina, Pescara, Reggio Emilia e Caserta.

Insomma, in tutta Europa, gli agricoltori protestano in massa contro politiche che percepiscono come ingiuste, applicate per mero credo ideologico, geopolitico ed economico, i cui effetti indesiderati, gli “effetti collaterali”, risultano essere sempre a carico dei più poveri e delle classi meno abbienti. Questo è acuito dalla grande ipocrisia di coloro che proferiscono sermoni moralistici per poi vivere bellamente la loro vita agiata, dando quindi per scontato che i sacrifici li debbano fare gli altri, i lavoratori, le classi meno agiate e i poveri, le cui vite a confronto di consumi si devono contare a pacchi di migliaia per equivalere ai consumi della vita di un singolo dei filantrocapitalisti e di tutti i sacerdoti e le marionette del neoliberismo.