La Commissione europea da il suo assenso: il governo italiano preleverà 35,3 miliardi di euro dalle bollette degli italiani per favorire la transizione energetica. La scorsa settimana, l’esecutivo europeo ha dato il suo parere positivo alla misura italiana in sostegno alla produzione di energia pulita, per un totale di 4.590 MW. Secondo l’esecutivo europeo, che ha valutato lo strumento ai sensi delle norme UE sugli aiuti di Stato, sostiene che questo contribuirà al conseguimento degli obiettivi strategici dell’UE relativi al Green Deal, aiutando al contempo a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi e ad accelerare la transizione verde. La misura, che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2028, sarà finanziata mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali, ovvero i cittadini italiani, per un importo massimo di 35,3 miliardi di euro. Il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie relative all’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine, oltre al biogas e alla biomassa.
Ai sensi delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, la Commissione europea ha approvato il regime italiano volto a sostenere la produzione di un totale di 4.590 MW di nuova capacità di energia elettrica pulita e rinnovabile. La decisione è stata giustificata sulla base del fatto che il piano italiano contribuisce al conseguimento degli obiettivi strategici dell’UE relativi al Green Deal europeo, aiutando nello stesso tempo a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi e ad accelerare la transizione verde. Infatti, l’Italia aveva notificato alla Commissione l’intenzione di avviare un programma di incentivazione e sostenimento della produzione elettrica da fonti energetiche rinnovabili, il cui orizzonte temporale avrà la scadenza al 31 dicembre 2028, e che sarà finanziata mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali per un importo massimo di 35,3 miliardi di euro.
Il piano italiano approvato dall’esecutivo europeo sosterrà la costruzione di nuove centrali che utilizzano tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine, oltre al biogas e alla biomassa. A seconda della tecnologia utilizzata, si prevede che il tempo necessario per l’entrata in funzione delle centrali possa variare dai due ai cinque anni. Nel quadro del regime, l’aiuto assumerà la forma di un contratto bidirezionale per differenza per ogni kWh di energia elettrica prodotta e immessa in rete e sarà versato per una durata pari alla vita utile delle centrali. I progetti saranno selezionati mediante una procedura di gara pubblica in cui i beneficiari presenteranno un’offerta relativa alla tariffa incentivante (il prezzo di esercizio) necessaria per realizzare ogni singolo progetto.
Il prezzo di riferimento per l’energia elettrica sarà calcolato come il prezzo zonale orario, vale a dire il prezzo dell’energia elettrica al momento dell’immissione nella rete e nell’area di mercato in cui è ubicata la centrale. Quando il prezzo di riferimento è inferiore al prezzo di esercizio, i beneficiari avranno diritto a ricevere pagamenti pari alla differenza tra i due prezzi. Quando il prezzo di riferimento è superiore al prezzo di esercizio, i beneficiari dovranno invece versare la differenza alle autorità italiane. Secondo il piano, il regime garantirà la stabilità dei prezzi a lungo termine per i produttori di energia rinnovabile garantendo così un livello minimo di rendimento. Allo stesso tempo i beneficiari non saranno sovracompensati per i periodi in cui il prezzo di riferimento è superiore al prezzo di esercizio.
Nella sua procedura di analisi, la Commissione ha constatato che il piano italiano facilita lo sviluppo di un’attività economica, vale a dire la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e che è necessario e adeguato al conseguimento degli obiettivi climatici europei e italiani. La Commissione ha inoltre stabilito che la misura è proporzionata, in quanto l’aiuto si limita al minimo necessario per stimolare gli investimenti, e che sono in vigore le necessarie misure di salvaguardia del mercato. Inoltre, il parere positivo è arrivato sulla base del fatto che l’aiuto avrebbe solamente un effetto di incentivazione, in quanto senza il sostegno pubblico i beneficiari non realizzerebbero nella stessa misura gli investimenti nelle centrali di produzione di energia rinnovabile, così che l’aiuto produrrebbe effetti positivi superiori a qualsiasi potenziale distorsione della concorrenza e degli scambi all’interno dell’UE. Proprio su queste basi, la Commissione ha approvato la misura italiana in quanto conforme alle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato. «Questo regime consente all’Italia di sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili a partire da diverse tecnologie, comprese quelle innovative. La misura aiuta l’Italia a raggiungere gli obiettivi relativi alla riduzione delle emissioni e alla produzione di energia elettrica. Contribuirà inoltre al conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo, limitando nello stesso tempo le possibili distorsioni della concorrenza», ha detto Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile per la Concorrenza, al momento della comunicazione del parere positivo della Commissione circa il piano italiano.
Dunque, ancora una volta viene confermata l’idea per cui, quando lo si vuole, i soldi, li si trova e li si utilizza. L’UE, da sempre contraria all’interventismo statale in campo economico ritiene che la manovra italiana, in questo caso, non sia discorde dalla materia sugli aiuti di Stato sebbene, palesemente, l’intervento vada a beneficio di un particolare settore e i cui beneficiari saranno specifici soggetti aziendali privati impegnati nel medesimo. Dall’altra, il governo italiano dimostra che grandi manovre economiche è possibile farle, se solo effettivamente si vuole. Altro discorso è, appunto, chi ne beneficia e chi è a pagare il conto. In questo caso, i cittadini italiani, in un momento di grave crisi, con stipendi al palo e l’inflazione che colpisce ogni genere di merce e prodotto, dovranno sostenere un piano i cui effettivi benefici economici e ambientali non è chiaro se e quando si vedranno. Intanto, però, 35,3 miliardi di euro migreranno nelle mani di soggetti privati. Qui non si mette in dubbio la necessità di allargare il parco energetico da fonti rinnovabili quanto piuttosto i modi e i metodi utilizzati che, anziché andare verso la decentralizzazione energetica, quindi anche del potere, continua ad alimentare l’accentramento, la diseguaglianza e tutto quanto fin ora sperimentato sotto l’egida dell’ordine capitalista.