Gli ultimi giorni di Biden

Il Presidente Joe Biden è vicino a dover lasciare la Casa Bianca per far posto al nuovo inquilino Donald Trump, il quale si insedierà il 20 gennaio 2025. Seppur sia quindi un Presidente sfiduciato che lascerà lo studio ovale ad un repubblicano, quindi neanche ad un successore democratico come poteva essere Kamala Harris, Biden ha preso decisioni alquanto rilevanti, e molto discusse, anziché limitarsi all’amministrazione ordinaria, per quanto possa essere tale la gestione di una nazione come gli Stati Uniti. Anzitutto la decisione di autorizzare l’Ucraina a colpire la Russia con missili a lunga gittata, provocando quindi una ulteriore escalation del conflitto. L’altra decisione che fa discutere internamente è stata quella di concedere la grazia a proprio figlio, Hunter Biden, a rischio di condanna al carcere per vari reati. Insomma, gli ultimi giorni di Joe Biden alla Casa Bianca da una parte ci fanno salire ulteriori gradini della scala che può portare allo scontro diretto tra Stati Uniti, e quindi della NATO, con la Russia, mentre dall’altra fanno ulteriormente scendere gli USA nella scala democratica.

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Si riaccende il conflitto in Siria. È solo un caso?

Quasi inaspettatamente si è riacceso il conflitto in Siria. Il 27 novembre, l’organizzazione islamista antigovernativa Hayat Tahir Al-Sham (HTS), ascrivibile all’eterogeneo gruppo di “ribelli” siriani in cui sono confluite le sigle del terrorismo islamico, tra cui l’ISIS, insieme al così detto dall'Esercito Nazionale Siriano (SNA), ha sferrato diversi attacchi su diverse città siriane, compresa Aleppo, conquistando vaste aree di territorio. L’esercito siriano regolare registra una certa difficoltà nel respingere gli attacchi e il supporto russo sembra essere del tutto essenziale per cercare di resistere e riconquistare zone occupate. Alquanto interessante la coincidenza dell’inizio dell’offensiva e del riacuirsi del conflitto siriano proprio nello stesso giorno in cui Israele e Libano firmano un cessate il fuoco temporaneo della durata di 60 giorni, seppur evidentemente del tutto fragile. È più che evidente che il fronte siriano sia da comprendersi nel conflitto più ampio che va in scena nel Medio Oriente così come in quello ancor più grande, che a più riprese e da varie importanti personalità, è stato definito “Terza Guerra Mondiale a pezzi”, in cui sono contrapposti NATO e Russia come anche altri paesi parte dell’accordo BRICS.

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