Quasi inaspettatamente si è riacceso il conflitto in Siria. Il 27 novembre, l’organizzazione islamista antigovernativa Hayat Tahir Al-Sham (HTS), ascrivibile all’eterogeneo gruppo di “ribelli” siriani in cui sono confluite le sigle del terrorismo islamico, tra cui l’ISIS, insieme al così detto dall’Esercito Nazionale Siriano (SNA), ha sferrato diversi attacchi su diverse città siriane, compresa Aleppo, conquistando vaste aree di territorio. L’esercito siriano regolare registra una certa difficoltà nel respingere gli attacchi e il supporto russo sembra essere del tutto essenziale per cercare di resistere e riconquistare zone occupate. Alquanto interessante la coincidenza dell’inizio dell’offensiva e del riacuirsi del conflitto siriano proprio nello stesso giorno in cui Israele e Libano firmano un cessate il fuoco temporaneo della durata di 60 giorni, seppur evidentemente del tutto fragile. È più che evidente che il fronte siriano sia da comprendersi nel conflitto più ampio che va in scena nel Medio Oriente così come in quello ancor più grande, che a più riprese e da varie importanti personalità, è stato definito “Terza Guerra Mondiale a pezzi”, in cui sono contrapposti NATO e Russia come anche altri paesi parte dell’accordo BRICS.
Hayat Tahir Al-Sham è riuscita a conquistare vaste aree di Aleppo nonché di Nubl e Zahra, due città sciite dove la milizia libanese Hezbollah, sostenuta dall’Iran, ha una forte presenza. HTS ha inoltre attaccato l’aeroporto di al-Nayrab, a est di Aleppo, e conquistato la base militare Abu Dahur. L’attacco è stato il più intenso dal marzo del 2020, quando la Russia, intervenuta nel conflitto nel 2015 a favore di Assad, e la Turchia, che ha sostenuto i ribelli, hanno concordato un cessate il fuoco dopo un conflitto per procura iniziato nel 2011 e che secondo le Nazioni Unite ha mietuto più di 360.000 vittime civili e provocato milioni di rifugiati all’interno e all’esterno del Paese. Nella lotta tra le varie fazioni che combattono in Siria, l’Esercito Nazionale Siriano ha catturato la base aerea di Minnigh, strategicamente importante, nell’ambito dell’Operazione Dawn of Freedom, volta a smantellare i piani del gruppo curdo PKK/YPG di stabilire un corridoio tra Tel Rifaat e la Siria nord-orientale. La Turchia ha da tempo mire sui territori al confine turco-siriano, lungo il quale vorrebbe costruire una zona di sicurezza profonda 30 chilometri. In questa stessa zona, il presidente Erdogan vorrebbe portare avanti un’operazione militare contro le forze curde, ritenute terroriste dalla Turchia
L’esercito regolare siriano, in collaborazione con la Russia e con altre forze amiche, ha detto di aver inflitto pesanti perdite a Hayat Tahir Al-Sham e le altre sigle terroristiche islamiche. È pur vero che l’esercito di Assad si è trovato in grosse difficoltà e ha dovuto effettuare diverse ritirate strategiche per non subire perdite ancor più gravi. Come spiegato dall’analista statunitense Scott Ritter, ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines, l’offensiva contro Aleppo avviata dagli islamisti di Hayat Tahir Al-Sham, alleati della Turchia e dall’Esercito nazionale siriano, alleato degli Stati Uniti, è la conseguenza di un piano strategico tra israeliani e turchi, sostenuto dagli Stati Uniti, per tagliare la via di rifornimento dall’Iran al Libano per Hezbollah e minacciare di destabilizzare o rovesciare, ancora una volta il governo di Assad, e costringendo la Russia a deviare risorse dall’Ucraina per salvare la propria posizione in Siria. L’Ucraina ha fornito consiglieri ai militanti anti-Assad sulla guerra dei droni. La Siria si era ampiamente smobilitata e Hezbollah era per lo più tornato in Libano. Le milizie irachene sostenute dall’Iran sono mal preparate a contenere questo assalto anche se migliaia di rinforzi si stanno dirigendo nel Paese con mezzi pesanti pronti al combattimento. Ci sarà molto probabilmente uno sforzo concertato, guidato da Russia e Iran, per salvare la situazione in Siria.
Risulta difficile non notare la coincidenza del riacuirsi del conflitto in Siria proprio mentre è entrato in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele. Inoltre, vale la pena ricordare che dopo anni di ostilità, Assad e la Siria hanno iniziato un processo di distensione e di normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita, altro attore che ha lungamente sostenuto i ribelli. Lo scorso anno, la Siria era stata anche reintegrata nella Lega Araba da cui fu espulsa proprio nel 2011. Nel mentre la Russia deve tornare a mettere un maggior impegno militare in Siria e l’Iran concentrarsi a salvaguardare le milizie alleate. Insomma, un bel piacere per gli Stati Uniti e Israele.