Donald Trump non si è ancora insediato alla Casa Bianca e sta già mettendo tutti gli ingredienti del conflitto nella ricetta della sua nuova presidenza, tra minacce di sanzioni, dazi e voglia di annessioni territoriali. Chi pensava che Trump fosse il Presidente della pace si sbagliava di grosso. Trump, come qualunque altro presidente degli Stati Uniti, di qualsiasi partito sia, è il capo di un impero e come tale si deve comportare, specie adesso che l’egemonia statunitense è messa in discussione dall’emergere e l’affermarsi di nuove potenze globali, Cina su tutti, e di alleanze come i BRICS. Senza dover affrontare il tema della guerra in Ucraina e in Medio Oriente, specie il genocidio palestinese, per cui Trump mostrerà di fare diversamente rispetto agli annunci fatti, o diversamente da quanti sperano, ci sono altri temi che dimostrano come il Presidente eletto sarà incline a scatenare il panico a livello geopolitico. Dopo la minaccia di imporre dazi al Canada e al Messico, la scorsa settimana Trump ha suggerito al Canada di diventare il 51° Stato degli USA; poi ha rivendicato la proprietà statunitense del Canale di Panama e dichiarato che la Groenlandia dovrebbe essere parte degli Stati Uniti. Recentemente ha chiesto ai Paesi della NATO di arrivare a spendere il 5% del proprio PIL per rafforzare l’alleanza, mentre prima l’asticella da lui posta era il 2%. Queste sparate di Donald Trump arrivano dopo aver annunciato di voler imporre dazi alla Cina così come alle merci europee, i di voler imporre sanzioni a tutti coloro che non si abbasseranno al volere statunitense, in continuità con quanto avvenuto negli ultimi vent’anni di strumenti sanzionatori utilizzati come armi economiche contro i Paesi restii alle strategie e gli interessi di Washington.
Donald Trump è a meno di un mese dal giuramento come prossimo Presidente degli Stati Uniti e il leader repubblicano è pronto a inaugurare una serie di seri cambiamenti in politica estera. Per il Canada, uno dei principali alleati globali degli Stati Uniti, il conto alla rovescia per il secondo mandato di Trump è anche un conto alla rovescia rispetto alla minaccia incombente sull’economia canadese, dopo decenni di forti legami commerciali tra le nazioni vicine. Trump ha detto che prevede di imporre tariffe del 25% contro il Canada – così come al Messico – se il Paese non dimostra di combattere la migrazione irregolare e il flusso di droghe illegali oltre il confine con gli Stati Uniti. L’anno scorso, gli Stati Uniti e il Canada hanno scambiato, ogni giorno, 2,7 miliardi di dollari in beni e servizi. Sia per il Canada che per il Messico, gli Stati Uniti rappresentano più del 70% delle proprie esportazioni. Trump adesso se ne è venuto fuori proponendo al Canada di diventare il 51° stato USA, il che, a suo dire, sarebbe di beneficio per l’economia del Paese e per la sua sicurezza militare.
Annunciando Ken Howery come nuovo ambasciatore statunitense nel regno di Danimarca, il quale ha la sovranità territoriale sulla Groenlandia, Trump ha affermato: “Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”. Oltre ad avere importanti riserve minerarie, la Groenlandia è anche una piattaforma di controllo e gestione strategica sull’Artico, regione che sta con il tempo diventando epicentro di scontro tra potenze mondiali, viste le sue risorse e la sua posizione. Proprio in Groenlandia è presente una grande struttura spaziale statunitense che è strategicamente importante, trovandosi sulla rotta più breve dal Nord America all’Europa. Per tutta risosta la Danimarca ha annunciato che investirà nella sicurezza militare del suo territorio con uno stanziamento di 1,5 miliardi di dollari. Il Ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen, ha detto: “Non abbiamo investito abbastanza nell’Artico per molti anni, ora stiamo pianificando una presenza più forte”.
Il neoeletto Presidente USA ha poi detto che il Canale di Panama deve tornate sotto il controllo statunitense, spiegando che è “un bene nazionale vitale per gli Stati Uniti, a causa del suo ruolo fondamentale per l’economia e la sicurezza nazionale dell’America”. Il Canale panamense è fondamentale per per il rapido dispiegamento della Marina militare dall’Atlantico al Pacifico e per il commercio degli Stati Uniti, riducendo drasticamente i tempi di spedizione verso, e da, i propri porti. Gli Stati Uniti sono il primo utilizzatore del Canale, con oltre il 70% di tutti i transiti diretti da o verso i porti statunitensi. Trump ha detto che “le tariffe addebitate da Panama sono esagerate, soprattutto se si considera la straordinaria generosità che è stata elargita a Panama dagli Stati Uniti” e che la Cina non può controllare il passaggio navale. Il presidente panamense, José Raúl Mulino, ha escluso la possibilità di negoziati con il Presidente eletto degli Stati Uniti sul controllo del Canale di Panama, negando inoltre che la Cina stia interferendo nel suo funzionamento.
Sul fronte prettamente militare, Donald Trump vuole che i paesi della NATO aumentino la loro spesa per la Difesa più che raddoppiando l’obiettivo attuale. Il team di Trump ha informato i funzionari europei del fatto che il Presidente eletto degli Stati Uniti si aspetta che gli alleati della NATO aumentino la spesa per la difesa al 5% del proprio PIL, ovvero più del doppio dell’attuale obiettivo dell’Alleanza che lo stesso Trump aveva fissato al 2%.
Insomma, Trump, il nuovo imperatore degli Stati Uniti d’America, non sarà l’uomo di pace che tanti si aspettino che sia. E presto ce ne accorgeremo. Su tutti vi sarà la guerra commerciale con la Cina, in continuità con le ultime presidenze (compresa la sua prima volta). L’Europa, che dovrebbe essere la prima alleata di Washington, è già stata minacciata di sanzioni qualora non accetti le volontà economico-militari statunitensi. Tutti sono comunque stati messi sotto minaccia, nessuno è al sicuro rispetto alla volontà di dominio statunitense (ad eccezione di Israele).