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Gli ultimi giorni di Biden

Il Presidente Joe Biden è vicino a dover lasciare la Casa Bianca per far posto al nuovo inquilino Donald Trump, il quale si insedierà il 20 gennaio 2025. Seppur sia quindi un Presidente sfiduciato che lascerà lo studio ovale ad un repubblicano, quindi neanche ad un successore democratico come poteva essere Kamala Harris, Biden ha preso decisioni alquanto rilevanti, e molto discusse, anziché limitarsi all’amministrazione ordinaria, per quanto possa essere tale la gestione di una nazione come gli Stati Uniti. Anzitutto la decisione di autorizzare l’Ucraina a colpire la Russia con missili a lunga gittata, provocando quindi una ulteriore escalation del conflitto. L’altra decisione che fa discutere internamente è stata quella di concedere la grazia a proprio figlio, Hunter Biden, a rischio di condanna al carcere per vari reati ma soprattutto per insabbiare per sempre l’affare ucraino legato all’azienda Burisma. Insomma, gli ultimi giorni di Joe Biden alla Casa Bianca da una parte ci fanno salire ulteriori gradini dell’escalation che può portare allo scontro diretto tra Stati Uniti, e quindi della NATO, con la Russia, mentre dall’altra fanno ulteriormente scendere gli USA nella scala democratica.

Missili sulla Russia

Un paio di settimane fa, il Presidente uscente Joe Biden ha consentito all’Ucraina di utilizzare i missili a lungo raggio per attaccare la Russia. Fino ad ora, Washington si era rifiutata di consentire attacchi sul territorio russo con missili Atacms forniti dagli Stati Uniti perché temeva che ciò avrebbero intensificato la guerra. Del resto, l’Ucraina utilizzava già gli Atacms per colpire obiettivi russi nei territori dell’est, adesso parte della Federazione russa, così come nella regione russa di confine, Kursk, dove l’Ucraina ha tentato un’invasione di offensiva. Adesso però gli ucraini sono stati autorizzati ad utilizzare tali missili anche al di fuori dei confini entro cui erano già impiegati.

L’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sta sollevando timori sul futuro del sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina e il Presidente Biden è sembrato quindi intenzionato a fare tutto quanto ritiene necessario per aiutare Zelensky. L’amministrazione uscente capeggiata da Biden pensa che rafforzare militarmente la mano dell’Ucraina possa garantire al Paese una leva importante in un potenziale colloquio di pace con la Russia. Questo, in realtà, potrebbe causare il contrario. Più che un aiuto all’Ucraina sembra essere un tentativo di depotenziare le possibili manovre di Trump oltre che di aumentare il peso offensivo della Russia affinché non si possa arrivare ad alcuno accordo tra le parti in causa.

Grazia al figlio

Sul fronte interno, il 1° dicembre Joe Biden ha deciso di concedere la grazia a proprio figlio, Hunter Biden. La mossa del Presidente uscente è chiaramente un atto di familismo che colpisce al cuore i concetti di democrazia e uguaglianza. Quanti, negli USA, che magari hanno commesso piccoli reati, posso contare di avere un padre che ricopre il ruolo di Presidente che gli conceda la grazia?

“Spero che gli americani capiscano perché un padre e un presidente sono giunti a questa decisione”, è la conclusione del comunicato emesso per annunciare la decisione. No Biden, non lo potranno capire perché non avranno mai una tale possibilità. Nel comunicare la grazia al figlio, Biden si contraddice due volte. La prima contraddizione è rispetto al passato mentre la seconda è proprio al momento in cui scrive: “Oggi ho firmato una grazia per mio figlio Hunter. Dal giorno in cui ho assunto l’incarico, ho detto che non avrei interferito con il processo decisionale del Dipartimento di Giustizia e ho mantenuto la parola anche se ho visto mio figlio essere perseguito in modo selettivo e ingiusto”. E invece la parola non l’ha mantenuta.

Biden dice che suo figlio è stato perseguitato giuridicamente dai suoi oppositori per colpire lui politicamente. Le accuse contro Hunter Biden riguardavano questioni fiscali e il possesso di armi da fuoco avendo omesso importanti informazioni al momento dell’acquisto, come il fatto che fosse un tossicodipendente. Ma la questione è ancor più profonda e scalfisce soltanto appena la questione per cui è a processo. 

L’ordine concede a Hunter la grazia “per quei reati contro gli Stati Uniti che ha commesso o potrebbe aver commesso o a cui ha preso parte durante il periodo dal 1° gennaio 2014 al 1° dicembre 2024”. Perché concedere una finestra così ampia per la grazia andando oltre il periodo dei crimini perseguiti dal Dipartimento di Giustizia? Dopotutto, l’acquisto illegale di armi da fuoco è avvenuto il 12 ottobre 2018 mentre le questioni fiscali si riferiscono al periodo 2016-2019. Quindi perché retrocedere la grazia al 2014 e non al 2016? Il perché è presto detto: le date si allineano con la nomina di Hunter Biden come membro del consiglio di amministrazione di Burisma, azienda energetica ucraina.

Infatti, nell’aprile 2014, Hunter Biden è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Burisma, di proprietà dell’oligarca ed ex politico ucraino Mykola Zlochevsky, il quale stava affrontando un’indagine per riciclaggio di denaro subito dopo il colpo di Stato di “Euromaidan”. Devon Archer, socio in affari di Hunter Biden, era entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Burisma alcuni mesi prima. Hunter Biden, pagato 1 milione di dollari all’anno, era stato assunto per aiutare Burisma a richiedere assistenza al governo degli Stati Uniti per espandere le sue pratiche commerciali e di governance aziendale. Insomma, Hunter doveva curare interessi stranieri sfruttando le influenze del padre, Joe Biden, all’ora vice-Presidente di Barak Obama. Ecco spiegato il perché della grazia a partire dal 2014. L’intento di Joe Biden è quello di mettere al sicuro il figlio rispetto a possibili indagini sul suo ruolo nel traffico di influenze con un Paese straniero salvaguardando così anche sé stesso.