La riforma della Politica Agricola Comune europea

La Politica Agricola Comune (PAC) europea cerca di spingere verso gli obiettivi posti con il Green Deal e con altri accordi in materia ambientale. Eppure, molto spesso, le sue decisioni continuano a sostenere in maniera massiccia l'agricoltura industriale, foriera di sfruttamento, depauperamento e inquinamento. Da un lato si utilizzano parole e si fanno progetti di riforma che sarebbero del tutto condivisibili se non fosse che vanno sempre nella direzione dell'agro-industria e quindi a vantaggio di multinazionali e grandi gruppi industriali. A rimetterci sono sempre i piccoli, i tanti, a fronte dei grandi e dei pochi, i quali accentrano su di sé sempre più ricchezza e potere. Se veramente si volesse convertire l'agricoltura a sistemi e forme sostenibili ecologicamente ed equi e giusti socialmente, la parola d'ordine è sovranità alimentare.

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La clessidra del settore alimentare: tempo, spazio e cibo

Il settore alimentare globalizzato mette in stretta relazione persone e luoghi lontani in rapporti di dipendenza talvolta oscuri ad essi stessi. Decine di milioni di produttori agricoli e miliardi di consumatori sono collegati tra loro da uno “schema a clessidra” che determina e gestisce lo scorrere delle merci

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L’incompatibilità svelata tra intelligence e democrazia

L'occultamento delle informazioni e le attività dei servizi segreti continuano a costituire una parte apparentemente non rinunciabile per ogni Stato, inclusi quelli democratici che pongono alla base del loro ordinamento la trasparenza e la responsabilità pubblica, dando luogo a una coesistenza intrisa di difficoltà. Non sempre i servizi segreti devono fare i conti con sistemi e modelli basati su un processo democratico in quanto essi sono presenti in ogni Paese a prescindere dalla forma di governo data, tanto da precedere la forma democratica. Nelle democrazie rappresentative, in cui l’operare dei servizi segreti è in qualche modo regolato e controllato, questo rapporto finisce per creare delle storture (quando non delle vere e proprie sovversioni) della stessa democrazia.

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